Il nuovo metodo democratico

 

Abbiamo già parlato della necessità del recupero della sovranità del cittadino che potrà avvenire solamente tramite un nuovo metodo democratico:il metodo democratico dell’Unicivium.

Esso  è meramente uno strumento che non sottintende la conoscenza dell’ethos democratico.  C’è da considerare che, essendo una procedura, esso può funzionare anche con questa prerogativa. Ne è un esempio la democrazia ateniese che certamente non brillava per diritti democratici: la schiavitù era essenziale per la sua economia, l’esclusione dalla politica delle donne un  dato di fatto, la pena di morte una pratica continua, così come il saccheggio ed il guerreggiare. Gli Ateniesi non avevano certamente sviluppato un ethos democratico come quello odierno.

        Minoranza, maggioranza e differenza.

Nel caso in cui, ad esempio, gli elettori dell’Unicivium  votassero a maggioranza una legge che vada contro i diritti sanciti dalla costituzione si avrebbe  il vantaggio  della certezza che tutti vengono a conoscenza  chi ha votato e che cosa, a causa del voto palese, per alzata di “mano elettronica”, ma sarebbe auspicabile che ciò non accadesse. C’è da dire che sarà poco probabile che si verifichi una simile evenienza, poiché chi non accetta le regole dell’ethos democratico difficilmente utilizzerà il nuovo metodo democratico dell’Universitas civium  che elimina la figura del parla-mentare senza mandato imperativo e rende personale, identificabile e pubblica la propria decisione di elettore.

 

I diritti fondamentali dell’uomo li abbiamo stabiliti, li abbiamo trascritti ed ora si tratta semplicemente di utilizzare il nuovo metodo democratico affinché questi diritti vengano applicati, sviluppati e non vengano smantellati o svuotati del loro significato, sviliti.

L’ethos democratico rimane  come insegnamento per coloro che ancora non lo conoscono, come vademecum per le nuove generazioni che lo devono imparare e metterlo in pratica al più presto, se  vogliono cambiare il loro futuro senza colpo ferire ed operando con giustizia e solidarietà.

La ineguaglianza come risultato delle decisioni prese a maggioranza rimane all’interno del nuovo metodo democratico ed è bene così, perché, fin quando c’è, abbiamo la garanzia che non vi sia né conformismo, né massificazione acritica. Ben venga allora questa spia dello stato di salute dell’Unicivium, poiché quest’ultima  può eliminare, all’interno dell’aggregazione, con la sua sola esistenza, altri due limiti caratteristici dell’attuale metodo democratico rappresentativo. Uno di questi è la differenza uomo/donna, senza la necessità di  riscrivere tutte le categorie del pensiero politico, l’altro riguarda,  i mancati diritti di quelle differenze che si riconoscono nei doveri e nei diritti sanciti dalla Costituzione, ma che non ne possono usufruire, come ad esempio i disabili, alcuni tipi di famiglie di fatto, studenti ai quali non sono garantite le opportunità ed il diritto allo studio, e così via.

La differenza uomo/donna, pardon, donna/uomo, all’interno dell’Unicivium rimane solo numerica, dipende esclusivamente dalla partecipazione degli iscritti ed un’ eventualmente bassa rappresentanza delle donne dipende solo dalla loro mancata iscrizione a questa aggregazione.

Gli elettori propongono dei candidati parlamentari all’Unicivium con il voto web, i GDS   verificano la disponibilità di essi e la compatibilità della loro candidatura con i principi ispiratori dell’Unicivium (vedi cap. Il parlamentare) e li inseriscono nelle liste elettorali.

Ciò rende completamente superfluo un obbligo di quote rosa, anzi potrebbe accadere che sarebbero le quote azzurre a soffrirne in caso di maggiore adesione da parte dell’ elettorato femminile.


 

Merito ed opportunità

 

Viene richiesto a gran voce da parte delle donne che venga loro riconosciuto il merito, che vengano iscritte delle quote rosa per obbligare i partiti a dare alle donne le stesse chance che vengono date ora maggiormente agli uomini. Questo vale per coloro che hanno avuto l’opportunità di conquistarselo e giustamente chiedono di essere prese in considerazione a prescindere dalla condizione di genere. L’Unicivium elimina all’interno della sua aggregazione questo problema, dato che non vi sono più capi che decidono e nominano i loro prediletti di cordata, ma non lo elimina nel mondo del lavoro. Per fare ciò bisogna che i parlamentari eletti dall’Unicivium senza vincoli di genere, senza quote rosa e azzurre, impongano a livello nazionale  nuove leggi, tramite l’iter previsto, che influiscano sul mondo del lavoro facendo altresì in modo che le stesse leggi vengano applicate e che vi siano severe sanzioni per coloro che non le applicano.

La difesa del merito raggiunto è, come abbiamo visto, un problema che non si pone nell’Unicivium, dato il sistema di elezioni all’interno della stessa. Un compito più grande per l’Unicivium è fare in modo che tutti i cittadini abbiano l’opportunità di raggiungere questo merito.

Gran parte delle cittadine e dei cittadini odierni non hanno avuto questa opportunità sancita dalla costituzione che all’art. 3 stabilisce che:

é compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,  economica e sociale del paese.

 

Le donne che posseggono merito ed  ora richiedono a gran voce che questo  venga loro riconosciuto appartengono, all’interno del proprio genere, ad una categoria privilegiata che, tramite sacrifici o ricchezza familiare, ha potuto raggiungere questo merito come succede all’interno dell’altro genere. Queste donne ora richiedono il riconoscimento del merito per il genere femminile, ma non che tutti i cittadini abbiano l’opportunità di raggiungere questo merito.

Forzando il “mondo politico” all’accettazione delle quote rosa al 50% abbiamo sì la parità all’interno del Parlamento, ma non realizziamo quel merito basato sull’ opportunità data a tutti cittadini prevista  dall’art. 3 della nostra Costituzione.

Con l’attuale sistema partitico la nomina del 50% delle donne rimane sempre in mano ai vertici dei partiti che sicuramente utilizzeranno dei criteri propri nella scelta di quel 50% di donne. Come risultato avremo la lotta per il raggiungimento ed il mantenimento del potere all’interno del partito condotta non più da una maggioranza di uomini, ma da una pari opportunità di scalata al potere di donne e di uomini, comunque scelti dai vertici dei partiti.

L’Unicivium, quale fucina di parlamentari liberi e meritevoli, risolve questo problema in quanto invia questi ultimi senza vincoli di genere e senza nomina al parlamento.  In collaborazione con tutti i movimenti interessati l’Unicivium procede alla progressiva attuazione dell’articolo 3 in parallelo alla democratica distribuzione delle cariche parlamentari tra generi secondo il volere del libero elettorato  e  non per imposizione.

Rimane aperto il problema di uguaglianza di meriti all’interno del mondo del lavoro dove  prima di tutto dovrà arrivare la democrazia.


 

Regolamentazione dei partiti e l’articolo 49.

 

Un’altra spinosa questione verrebbe risolta con il nuovo metodo democratico:  quella nata dalla mancata applicazione di una parte dell’articolo 49[1] della Costituzione che stabilisce per i cittadini la libera  associazione  in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale. Il metodo democratico è applicato in modo quasi democratico dai partiti verso l’esterno,  ma meno al loro interno. Questo ha portato a vari dibattiti e a proposte di legge per dare una regolamentazione giuridica ai partiti politici che andrebbe a stabilire per legge alcuni requisiti minimi per la democrazia interna degli stessi.[2]

Con il nuovo metodo democratico questa esigenza di legiferare sui partiti viene a cadere. Questi ultimi rimarrebbero associazioni di diritto privato, “non riconosciute,” regolate secondo criteri e forme democratiche, così come le intendevano i padri della Costituzione. Il nuovo metodo democratico per sua natura stabilisce “democrazia esterna ed interna”, democrazia nella relazione con la società civile e democrazia nel rapporto tra gli elettori dell’aggregazione Universitas civium. Voler porre una libera associazione sotto tutela giuridica vuole dire obbligare i componenti ad un comportamento democratico che magari non è loro consono, perché vogliono poter delegare un capo. Con il metodo della Unicivium non serve una legge che garantisca la libertà interna, la libera scelta dei candidati, la chiarezza dei bilanci e così via. La libertà interna è data dal metodo democratico dell’Unicivium e dalle sue regole, dalla mancanza di leader e di dirigenti nazionali e locali sostituiti dai gruppi di studio eletti, dalla candidatura ed elezione effettuata direttamente dagli elettori.  Essi stabiliscono ed eleggono anche chi li deve rappresentare temporaneamente, chi deve interrompere o terminare il suo mandato e chi deve far parte di un gruppo di studio, cerniera essenziale tra elettore e parlamentare, nonché filtro ed elaboratore delle richieste provenienti dagli elettori e, di conseguenza, anche dai movimenti.

D’altronde all’interno dell’Unicivium vi sono alcune limitazioni che potrebbero sembrare poco democratiche come ad esempio il divieto ad un componente dei gruppi di studio di diventare parlamentare, il mandato limitato nel tempo, la rieleggibilità dopo un intervallo temporale, l’impossibilità di un rappresentante temporaneo eletto a diventare appartenente ai GDS o parlamentare e così via. Queste misure severe servono unicamente ad impedire la formazione di gruppi di potere, di elites, di leader all’interno dell’Universitas.


 

Dell’eguaglianza.

 

Non esiste il concetto di nomina, perché nessuno all’interno dell’Unicivium ne ha il potere, neanche l’elettore. Questi può solo eleggere insieme agli altri, candidare  e, ovviamente, revocare.

Tramite il nuovo metodo democratico dell’Unicivium si possono quindi eliminare alcune ineguaglianze, frutto dei limiti dell’attuale metodo democratico, che vengono erroneamente attribuite alla democrazia in quanto ethos. Occorre eliminarle non solo all’interno dell’aggregazione Universitas civium, ma anche a livello nazionale intervenendo in ambito parlamentare per attuare i diritti scritti nella Costituzione. Questo è realizzabile solamente con la partecipazione di tanti cittadini e, di conseguenza, con un numero cospicuo di parlamentari dell’Unicivium.

L’attuale classe politica limita i diritti dell’articolo 3 della Costituzione  non rimuovendo gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, ma ponendone dei nuovi, come il taglio all’istruzione, alla sanità. Ciò è stato possibile  solo tramite l’attuale metodo democratico che le ha permesso di agire per fini propri, senza doverne rispondere al cittadino. Se si parla solo di merito nel mondo della scuola e del lavoro senza parlare di uguaglianza di opportunità, se di fatto non si rimuovono gli ostacoli di ordine economico e sociale che danno l’opportunità di dimostrare il proprio merito, allora quel merito è attribuibile solo a coloro i quali i mezzi già li hanno, che sono i meno, e cioè  gli appartenenti alle famiglie abbienti che in questo modo hanno occasione di formare le nuove élites.



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